Guardo fuori dalla finestra e vedo la luce del sole contro il caseggiato di fronte e, sopra, il cielo terso.
Sento una strana sensazione, una sensazione di caldo, di caldo buono - magari è solo perché fuori c'è il sole, magari fa comunque freddo e in casa ci sono i caloriferi accesi.
Lo so perché ci ho appoggiato sopra la mano per controllare. Sono abitudinario, cosa ci devo fare?
Il fatto è che avevo questa sensazione anche ieri, anzi: a dire il vero, ce l'ho da un po' di giorni.
Ce l'ho da quando ho iniziato ad accorgermi che le giornate stavano decisamente iniziando ad allungarsi, guardando fuori dalla mia abitazione con due sole finestre, come due orbite in un cranio, come in quella casa... in quella casa di un'opera del teatro dell'assurdo. "Endgame", forse? Mah!
(Ecco, almeno con quel "Mah!" ho spezzato un modo di scrivere che sembrava quello di Baricco, di cui lessi giusto qualche pagina all'università e tanto mi bastò per capire che mi stava sul cazzo come scriveva. De gustibus.)
Calore, solo calore? No, ovviamente.
Anche magone. Per forza, ti pareva!
Magone esattamente come quando le giornate iniziano ad accorciarsi ad ottobre, ad accorciarsi in modo evidente.
(Ah, fra l'altro, oggi mi sento anche un po' meglio degli altri giorni, tutto dire!)
Come se il magone avesse un andamento... anzi, come se la voglia di vita avesse un andamento riconducibile a y = -mx + q per gli intervalli che vanno da ottobre a marzo (estremi compresi) e si appiattisse con un andamento y = q per gli intervalli che vanno da maggio a settembre (estremi compresi), ogni anno e per tutta la vita, con asintoti verticale in corrispondenza della nascita e orizzontale in corrispondenza della morte.
Salvo rarissimi periodi.
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Fig. 1 - Un abbozzo (senza la presunzione della correttezza matematica) della funzione vitale "voglia di vivere" |
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